Considerazioni di un giovane storico sul viaggio della memoria
La settimana scorsa sono tornato dal viaggio della memoria a Berlino e a Cracovia, assieme alla 4NSUES, alla 4CSU e ai miei colleghi, i prof. Emanuela Pugliese e Davide Giardina.
È stata un'esperienza molto intensa e arricchente per tutti, specialmente quando abbiamo visitato il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, il simbolo stesso degli orrori del ventesimo secolo. Nei lager nazisti si respira ancora l'atmosfera dei genocidi che vi furono commessi e sarebbe difficile dire ciò che mi ha impressionato maggiormente. Vedere i resti umani (i capelli) delle persone assassinate, le camere a gas, le foto dei bimbi ebrei e rom destinati allo sterminio e i loro oggetti è una sensazione talmente straziante che possono capire soltanto coloro che hanno visitato i lager.
Impossibile trattenere le lacrime, anche per uno storico come me che ha avuto modo di approfondire questa tragedia. Studiare sui libri e analizzare le fonti scritte di altri storici non è la stessa cosa di visitare quei luoghi, non provoca le stesse emozioni. Il mestiere dello storico presuppone il fatto di non giudicare l'oggetto di studio, ma è impossibile rimanere impassibili davanti all'orrore di Auschwitz.
Nella storia del '900 sono avvenuti numerosi genocidi e stermini di massa e ancora oggi gli storici si interrogano se la Shoah costituisca o meno un “unicum” nella storia dell'umanità. È evidente che tutti i genocidi sono il male assoluto e che non abbia senso fare una classifica fra le atrocità, ma è altrettanto vero che ogni genocidio presenta caratteristiche differenti e in fatto di sistematicità nello sterminio i genocidi nazisti non hanno eguali nella storia dell'umanità. Non mi riferisco solo alla Shoah, ma anche al Porrajmos, il genocidio dei Rom e dei Sinti. Non dobbiamo dimenticare che oltre agli ebrei anche gli “zingari”, gli “asociali”, gli omosessuali, i disabili, i testimoni di Geova, i soldati sovietici e gli oppositori politici furono vittime del genocidio. Solo i nazisti hanno pianificato e realizzato lo sterminio di interi popoli e di intere etnie in maniera sistematica, organizzando un'industria della morte senza eguali nella storia. Il fine dei lager era distruggere i prigionieri fisicamente e psicologicamente, disumanizzandoli e rendendoli bestie. Per non parlare degli esperimenti pseudo scientifici sui bambini.
In maniera superficiale oggi si tende a equiparare il nazismo e il comunismo. Il sottoscritto non può certo essere accusato di reticenza verso i crimini sovietici, dato che ho scritto la mia tesi di laurea sugli antifascisti italiani vittime dello stalinismo. Nei Gulag di Stalin morirono milioni di persone, ma come sosteneva anche lo stesso Primo Levi non possono essere paragonati ai lager nazisti, che erano campi di sterminio pensati appositamente per assassinare in massa le persone. Lo stesso si potrebbe dire dei genocidi coloniali, come lo sterminio di Leopoldo II nel Congo belga. Il genocidio in quel caso fu il risultato della politica di sfruttamento coloniale e non di una precisa volontà di sterminare un intero popolo. Forse il paragone con la Shoah potrebbe reggere solo nel caso del genocidio degli Herero e dei Nama in Namibia da parte della Germania guglielmina o nel caso del genocidio degli armeni, realizzato dall'impero ottomano durante la prima guerra mondiale. Resta il fatto che tutti i genocidi andrebbero studiati e ricordati.
Fatta questa analisi storica vorrei fare una riflessione come docente e cittadino, allarmato per ciò che accade nel mondo. Viviamo in un periodo storico molto complesso, che probabilmente ancora non riusciamo a comprendere pienamente. Vediamo il ritorno, anche in Europa, di fenomeni che molti di noi pensavano fossero morti nel secolo scorso. Mi riferisco in particolare alla guerra, al rafforzamento delle autocrazie e delle dittature, al ritorno del nazionalismo e a rigurgiti razzisti e fascisti, che vediamo in tutto il mondo. Oggi non esiste il Terzo Reich, ma è evidente che questi fenomeni dovrebbero preoccuparci, a cominciare dall'esito delle elezioni in Germania. Durante il viaggio della memoria gli educatori hanno cercato di farci capire che fu l'indifferenza a permettere ai nazifascisti di fare ciò che fecero. Fra una minoranza di carnefici e una minoranza di coraggiosi che si opposero al nazismo c'era una maggioranza che non fece nulla, restò a guardare. Oggi non possiamo rimanere indifferenti mentre i nostri fratelli migranti vengono torturati nei lager in Libia, mentre i bambini palestinesi di Gaza muoiono sotto le bombe dell'esercito israeliano, mentre Hamas uccide i civili israeliani. Tutti dobbiamo fare la nostra parte, impegnandoci per promuovere la solidarietà, la pace e i diritti umani. Dobbiamo essere noi giovani a fare di più, impegnandoci in attività di volontariato, di matrice laica o cattolica, nelle associazioni antifasciste e antimafia.
L'antifascismo non deve essere prerogativa di una sola parte politica, perchè è la base della nostra costituzione. È un valore che dovrebbe appartenere a tutti. Non possiamo tollerare il fascismo perchè, come spiega il filosofo Popper, tollerare gli intolleranti porta alla fine della tolleranza, della libertà e della democrazia. Così come non possiamo tollerare la mafia. Odio gli indifferenti, diceva Antonio Gramsci. Dobbiamo sempre schierarci contro la violenza e le ingiustizie. Tutti noi dobbiamo essere testimoni di memoria, raccontare ciò che abbiamo visto, specialmente a coloro che si ostinano a negare la Shoah. Ringrazio i miei colleghi e gli educatori del treno della memoria, senza i quali questo viaggio di istruzione non sarebbe stato possibile. I giovani educatori sono testimoni viventi della memoria, ragazzi e ragazze che ogni giorno si impegnano nel sociale e contro le ingiustizie. Ringrazio in particolare i miei studenti e le mie studentesse, che si sono dimostrati maturi e che hanno sin da subito interiorizzato lo spirito del viaggio. Sono dei ragazzi fantastici e sono fiero di essere il loro docente. “Homo sum, humani nihil a me alienun puto”. “Sono un essere umano, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me”. Con questa frase di Terenzio concludo la mia riflessione.
Articolo del Prof. Massimo Amadori